"...subito comprai due cavalli, di cui uno d'Andalusia della razza dei certosini di Xerez, stupendo animale, castagno d'oro; l'altro un hacha cordovese, più piccolo, ma eccellente, e spiritosissimo."

(Vittorio Alfieri, La Vita scritta da esso - 1790, 1803)

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Naturalmente nessuna analogia fra me e Vittorio Alfieri. Riporto le sue parole perché mi sarebbe piaciuto vivere in Andalusia quando ci venne lui.

sabato 1 ottobre 2011

UNIVERSIDAD, CHICOS, ESCUELA DE ABUELAS, PROFESORES MÁGICOS, NEURONAS JÓVENES, IDENTIDAD CASTIGADA, LUNAS Y MESAS <> UNIVERSITÀ, RAGAZZI, SCUOLA PER NONNE, PROFESSORI MAGICI, NEURONI GIOVANI, IDENTITÀ PUNITA, LUNE E TAVOLI


Sono nonna, italiana e frequento l'università di Cadice. Ho detto al mio nipotino di quattro ammi che vado alla scuola della nonne dove insegnano professori magici. Lui, che mi vuol bene, mi ha guardato preoccupato. In realtà vado a una scuola di ragazzi di 18-20 anni o poco più: molte volte li chiamo con affetto, dentro di me, “bambini”, anche se molti sono più bravi di me. Non si tratta di una questione di intelligenza, bensí di innocenza e di freschezza (che riguarda loro, naturalmente).

Ho terminato il primo anno dei grados: si chiamano così gli anni del corso universitario da quando è entrata la riforma di Bologna. Cuattro anni più uno di master.



Mi assale d'improvviso, a volte, un senso di vertigine, cuando penso che questi studi non mi porteranno a nessun luogo del mondo: sicuramente non a una professione, non a un lavoro. Troppo tardi: ho lavorato e sono andata in pensione. Non si può ripetere la vita. Mi avvicinerò alla morte, negli anni di questo percorso universitario. 

Certo, tutti si avvicinano alla morte via via che passano gli anni; però alla mia età la si vede acquattata dietro l'angolo. Fin quando non la vede, un essere umano è immortale: come i miei compagni.
Percepisco, verso i ragazzi e i professori, un senso di distanza, come fossero marziani o fossi io marziana; peró, allo stesso tempo, soprattutto verso i miei giovani compagni, un sentimento di strana identificazione. Mi scopro critica, verso alcuni professori, come per diferndere idealmente i diritti dei giovani neuroni dei miei compagni, che devono essere valorizzati, trattati bene, coccolati da un vero sapere.

Diffido del senso di identità. Il senso di identità ha ucciso molta gente, negli ultimi decenni e anche il tempi passati. La identità, lo so, è una difesa necessaria dal disorientamento. Pero è, allo stesso tempo, qualcosa di regressivo nella maggioranza dei casi e per sua stessa natura: è formata di passato e troppe volte si oppone al cambiamento, vuole essere considerata sacra per salvarsi e salvare le proprie menzogne.

Per queste ragioni, penso che l'identità meriti di essere presa a botte, perché abbia paura e se ne stia nel suo angolino. Mi dico che la mia contraddittoria condizione di vecchietta, di alunna, di straniera, è una mortificazione adeguata per la mia identità.


In questa nuova stagione del blog ci saranno due tipi di post: alcuni in cui racconterò delle storielle e questi piccoli racconti si chiameranno LUNA; altri, in cui proporrò riflessioni su temi vari, soprattutto sociali e politici, e si chiameranno SCRITTOIO.

Soy abuela, italiana y frecuento la Universidad de Cádiz. He dicho a mi nieto de cuatro años que voy a la escuela de las abuelas donde dan clase profesores mágicos. Él, que me quiere, me ha mirado con preocupación. En realidad voy a una escuela de chicos de 18-20 años o poco más: muchas veces los llamo dentro de mi “niños”, con cariño, aunque muchos son más valiosos que yo. No se trata de una cuestión de inteligencia, sino de inocencia y frescura (de ellos, naturalmente).
Terminé el primero año de los grados: se llaman así los años del curso universitario a partir de cuando entró la reforma de Bolonia. Cuatro años más uno de master.
Me sobreviene de improviso, a la vez, una sensación de vertigo pensando que estos estudios no me llevarán a ningún lugar del mundo: seguramente no a una profesión, no a un trabajo. Es demasiado tarde: he trabajado y estoy jubilada. No se puede repetir la vida. Me acercaré a la muerte, en los años de esta carrera.


Por supuesto, todos se acercan a la muerte a medida que pasa el tiempo, pero en mi edad se ve a la muerte agachada tras la vuelta de la esquina. Hasta cuando un ser humano no la ve, es inmortal: como mis compañeros.
Percibo, hacia los niños y los profesores, un sentido de distancia, como si fueran marcianos o si fuera yo marciana; pero, al mismo tiempo, sobre todo en relación a los jóvenes, de extraña identificación. Me descubro muy crítica hacia algunos – pocos – profesores, defendiendo idealmente a los derechos de las jóvenes neuronas de los niños compañeros, que deben ser valorados, tratados bien, mimados por una verdadera sabiduría.

Desconfío en el sentido de identidad. El sentido de identidad ha matado a muchas gentes en estas décadas y también el los tiempos pasados. La identidad, lo sé, es algo necesario para defenderse de la desorientación. Pero es, al mismo tiempo, algo regresivo en la mayoría de los casos y por su misma naturaleza: está constituida de pasado y demasiadas veces se opone al cambio, quiere permanecer sagrada, para salvarse y salvar sus propias mentiras.
Por estas razones pienso que la identidad merece palizas para que tenga miedo y se quede en su rincón. Me digo que mi contradictoria condición de viejita, de alumna, de extranjera es un castigo adecuado para mi identidad.

En esta nueva temporada del blog hará dos tipos de post: algunos en que contaré algo y estos pequeños relatos se llamaran LUNA; otros, en que reflexionaré sobre temas varios, sobre todo sociales y políticos, y se llamarán ESCRITORIO.


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